Sunday, March 15, 2015

Il sesto senso del medico del futuro? Questione di chimica

pubblicato sull'Huffington Post il 2/3/15


Se volete avere un assaggio di cosa la medicina del futuro tenga in serbo per voi, fate attenzione la prossima volta che attraversate la sicurezza di un aeroporto. E non mi riferisco alle file. Ogni anno in un aeroporto internazionale transitano milioni di persone. Nei pochi secondi in cui lasciamo la nostra borsa nella macchina dei raggi-X a quando la ritiriamo, è possibile sapere esattamente se siamo stati in contatto con sostanze stupefacenti o esplosive. Per fare questo, ancora oggi, la tecnologia più raffinata in cui vi capiterà di imbattervi è probabilmente un cane.
I cani sono infatti capaci di riconoscere la presenza di rare particelle dissolte nell'aria e decidere con la loro intelligenza se si tratta di una determinata sostanza, oggetto, o persona. La loro capacità è così raffinata che negli anni si sono accumulate evidenze scientifiche della loro capacità di riconoscere malattie o condizioni con anticipo rispetto alle nostre migliori tecniche diagnostiche.
Avrete notato anche che, accanto ai cani, è apparso da qualche anno un misterioso strumento che analizza in tempo reale un piccolo pezzo di tessuto passato sommariamente sulla vostra borsa. Quella scatola è uno spettrometro, una tecnologia in grado di rilevare parti per milione di narcotici o esplosivi emulando quello che i cani sono in grado di fare naturalmente. Molti scienziati si sono dunque chiesti se attraverso questo tipo di strumento potessimo replicare le magiche capacità diagnostiche dei cani identificando malattie ben prima che diventino clinicamente evidenti.
Queste ricerche hanno acceso l'interruttore su un linguaggio finora sconosciuto di composti chimici che affollano l'aria che espiriamo e i nostri fluidi biologici (sudore, sangue, urine etc). Migliaia di composti che raccontano la storia molecolare di quello che succede nel nostro corpo.
Recentemente una compagnia basata a Cambridge e chiamata Owlestone Nanothech Ldt, ha messo a punto un dispositivo in grado di misurare composti dissolti nel respiro di soggetti con tumore del polmone. Uno studio clinico è ora in corso per chiarire l'impatto di questa tecnologia nel diagnosticare precocemente il tumore al polmone, quando le chance di cura sono maggiori. Altri team di medici e ricercatori in giro per il mondo stanno analizzando indagando non solo il nostro respiro, ma anche liquidi organici come sangue e urina, nelle più disparate condizioni mediche (infezioni, malattie immunitarie, tumori etc). La difficoltà di mettere il naso, è il caso di dire, per la prima volta in questo mondo invisibile è che non sappiamo dire ad esempio se un composto sia specifico di una certa malattia, a che punto della malattia si presenti e quale sia la relazione causale con essa. Per fare questo serviranno anni di rigorosi studi clinici. Tuttavia è facile predire che l'evoluzione della tecnologia renderà questi dispositivi abbastanza piccoli da stare nello studio del nostro medico di famiglia o dal farmacista per un veloce check-up.
In un futuro un po' più lontano, è pensabile che questi sensori verranno integrati in telefoni, orologi, vestiti o toilette intelligenti e analizzeranno il nostro stato di salute senza che ce ne accorgiamo, avvisandoci se c'e' qualcosa che non va.
La diagnostica basata su spettrometria di massa e affini cambierà significativamente altri aspetti della medicina. All'Imperial College di Londra un gruppo di ricercatori ha messo a punto l'i-knife (letteralmente i-bisturi o bisturi intelligente) che analizza istantaneamente il i composti rilasciati durante il taglio dei tessuti e ci avverte se stiamo operando su un tessuto sano o normale. Ancora, Rohit Barghava ed il suo team al Beckman Institute dell'Università dell'Illinois (UIUC) sta invece utilizzando l'imaging spettrometrico per ricostruire biopsie virtuali senza bisogno di asportare alcun tessuto.
La sfida di test diagnostici più semplici, accessibili e meno invasivi è ormai iniziata e non c'è modo che non cambi il volto della medicina come la conosciamo oggi. Chiedersi se ci sia così bisogno di ipermedicalizzare le nostre è lecito e doveroso. Sottoporsi a più analisi non si tramuta automaticamente in un vantaggio clinico e può portare a trattamenti medici non necessari. Ci sarà bisogno di molta ricerca per capire quando sia utile eseguire dei test e, in base a quali risultati, prendere provvedimenti.
Altrettanto doveroso è però chiedersi se nel lungo termine non sia questa la strada per una "de-medicalizzazione felice". Per quanto tempo ci sarà ancora bisogno di affollare ospedali e ambulatori per sottoporsi a fastidiosi prelievi di sangue, esami radiologici o endoscopici? Quante persone, oggi, rimandano gli esami per paura o mancanza di tempo? E quanti di questi ritardi portano a diagnosi tardive con trattamenti lunghi e costosi? Spesso ci dimentichiamo che il compito della medicina è svuotare gli ospedali piuttosto che riempirli.

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