Metaphysical Minds, a blog

On freedom

15 comments:

  1. GDP, I'm just trying to imagine a world without it, and keeping people free enough.
    I found this paper enlighting, altough not resolutive.

    http://www.newyorker.com/reporting/2010/12/20/101220fa_fact_owen

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  2. a brief note I wrote when I was informed of the shut down of Valle theatre, one of the historical theatre of Italy

    Gli anni del liceo furono per me gli anni del Valle, almeno da quando trovai, nascosta nella bacheca del Tasso di Via Sicilia, un circolare dell’Ente Teatrale Italiano che offriva dei corsi per critico teatrale. A me, interessato al teatro ma troppo pigro per calcare il palcoscenico, sembro subito un compromesso ragionevole. Pirandello era, come per molti liceali, il compagno preferito di letture. E come in Pirandello imparammo a parlare di teatro nel teatro. Eravamo li’ durante le prove, mentre montavano scenografie, con gli attori, con i registi. Discutevamo alla pari con critici teatrali e come loro scrivevamo il nostro pezzo. In quegli spazi strappati all’accademismo italiano viveva lo stesso spirito che avrei ritrovato nei corridoi e cortili di Harvard, molti anni dopo, quando ormai la mia strada era diventata l’oncologia.

    Di quegli anni conservo molti ricordi, in sella ad un SH blu petrolio, su e giu’ tra Via Sicilia, Largo Argentina e Monte Verde Vecchio. Le giornate finivano spesso con la prima del Valle, generalmente con la versione di greco o la lezione di filosofia da finire nell’intervallo. Era diventato nel tempo un rito famliare, per me come per le persone che al Valle ci lavoravano ed avevano imparato a riconoscermi.

    La bellezza del Valle e’ indescrivibile, ma ancora piu’ ineffabile e’ la sua vista dal palcoscenico. Per una spettatore come me fu inebriante e scandaloso. Un atto contro natura, un legame di sangue rimasto indissolto negli anni. Compresi in quel momento la sfida che il Valle lanciava ad ogni aritsta che ne avesse calcato il palcoscenico. L’estetica perfetta e borghese del teatro all’italiana ti osserva con severita’. Capisci subito che non c’e’ spazio per manierismi. Tra i sopravvissuti di quella sfida ricordo Paolini, Del Bono, Brook e Martone. La verita’ dell’arte e della drammaturgia che ho conosciuto al Valle, non l’ho piu’ ritrovata in giro per il mondo.

    Spesso, tornando a casa da Largo Argentina su per la salita del Gianicolo, mi fermavo a pensare alla violenza rivoluzionaria di quegli spettacoli. Come quadri di Fontana, erano rivoluzioni del linguaggio.

    Per vocazione, il palco del Valle ha disgustato generazioni di anziane signore in pelliccia. Proprio come fece con Pirandello nel 1921. Sarebbe davvero un peccato se non succedesse piu’.
    Gm

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  4. Looks like next big issue is an old one: land,
    being aware might not be enough though

    Report CORSA ALLA TERRA
    http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-f5e627d7-77b3-44f5-a0d4-8cc3e2333c95.html

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  5. Sometimes it seems harder for us questioning Galileo's method, than for Galileo himself the tolemaic system. Scientic method works, no doubt. However, the religious dogma scientific community built around it, is functional to the fear of uncovering flaws in its application.

    Strongly suggest this article from the Newyorker:

    http://www.newyorker.com/reporting/2010/12/13/101213fa_fact_lehrer

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  6. In memory of two doctors recently passed away for cancer.

    Come muore un medico.

    Alla morte ci si abitua velocemente. Chiedetelo a un qualsiasi studente di medicina. Non si tratta, intendiamoci, di indifferenza o cinismo. Ma di senso del limite, di affiatamento con il fluire della vita e della sua fine naturale. Lo facciamo in maniera differente da chi, costretto, per colpa o per scelta, cerca e causa la morte degli altri. Eppure come un assassino qualunque, molti di noi sperimentano la sensazione disumana di conoscere il destino fatale di un proprio simile, una rappresentazione perversa e pericolosa perche’ avvicina a Dio trascinando nelle tenebre. Il prezzo di un illusorio controllo sulla vita e' l'improvviso scorcio sul vuoto nascosto dalla sottile velina decorata degli eventi.
    Questa schizofrenia presenta un conto finale ancora piu’ perverso. Nella vita di un medico puo' capitare che, una maledetta volta, la busta di quella diagnosi fatale sia inviata al proprio recapito. Un tumore, quella rara malattia degenerativa, un organo che smette di fare il proprio lavoro, quante volte abbiamo letto di quelle malattie come se non potessero riguardarci. Dei pazienti che ho visto ammalarsi e morire di malattie incurabili, i medici sono senz’altro quelli piu' complicati.
    Ogni organizzazione sociale ha sviluppato la propria medicina e, al pari della religione e spesso con efficacia non molto maggiore, ad essa e’ affidata la speranza nei momenti di dolore. La medicina per se’ e’ un rimedio all’ineluttabilita’ del destino. L’impossibilita’ della scelta e’ la soprressione della liberta’, e un uomo non libero non e’, in fondo, gia’ morto? Non ha caso le tragedie greche ci parlano di questo.
    Woody Allen disse di non temere la morte, ma che preferirebbe non esserci quando arrivera' il momento. L’idea della morte come una “non esperienza” e’ socratica, ma non meno socratiche in questa specifica accezione sono la visione positiva di una vita ultraterrena o negativa che vede la morte come una privazione della vita stessa. Tutte proiettano la morte al di fuori del campo d'azione della vita.
    Il medico che affronta la propria morte non sperimenta nessuna di queste strategie, vive la morte come parte della vita. E’ morto ma, proprio per questo, piu’ vivo di qualsiasi altra persona viva. Il dolore del distacco dalla sua dimensione di vivente e’ stata una liberazione ancor prima che la morte abbia fatto il suo corso. Il tempo, gli averi, la ricerca di un senso; non c'e' piu' nulla che la vita gli possa rubare. Tutto e’ realizzato, compiuto in se stesso. Non gli e’ certo risparmiato di soffrire, ma e’ una sofferenza riflessa da quell’umano sentimento di abbandono che affligge i propri cari. Fino alla fine, sara' il sollievo delle persone a lui vicine.
    Dei medici che come tali hanno deciso di morire, alcuni mi hanno dolorosamente raccontato di questo privilegio, gratificante e complicato come il loro lavoro.

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  7. Clippings from my latest reading of Antigone by Sophocles. A dense tragedy with elements of ethics, politics and religion.

    Antigone
    Luminosa scelta, la tua, per alcuni. La mia, per altri.

    Creonte
    Chi fra le quattro mura è vero uomo, anche nello Stato fa, limpidamente, il suo dovere. E questo stampo d'uomo - col fondo di me stesso credo - sa essere luminoso capo, e sa accettare i capi: esposto a raffiche di lancia ti si blocca a fianco, baluardo retto, degno.

    Emone
    Padre, innestano gli dèi nell'uomo la ragione, sovrana dei valori. Io non avrei forza, non avrei parole a dire che questo tuo parlare non è retto. Proviamo a non scartare lucide ragioni dentro idee diverse.

    Emone
    Un uomo può sapere molto: ma certo non s'infanga se approfondisce, studia cose nuove.

    Sono un ragazzo. Ma non è l'età: l'impegno conta.

    Messaggero
    Il giorno in cui uno saluta per sempre la gioia, ha finito di vivere, almeno per me. È morto corpo, con un po' di fiato dentro. Copriti d'oro in casa, se ti piace, vivi con stile principesco: ma se elimini il senso del godere, una manciata di fumo, io, non la darei per tutto il resto. Non vale, senza gioia.

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  8. The New Yorker (The New Yorker)
    - Highlight Loc. 2124-25 | Added on Sunday, March 11, 2012, 02:25 AM

    This was something that he loved about her—her easy playfulness, which he took as a sign not only of her trust in him but also of her willingness to let him trust her.

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  9. My clippings from Veritatis splendor - Ioannes Paulus PP. II - Lettera Enciclica (1993.08.06) (vatican.va)
    - Highlight Loc. 379-82

    Questa connessione inscindibile tra la grazia del Signore e la libertà dell'uomo, tra il dono e il compito, è stata espressa in termini semplici e profondi da sant'Agostino, che così prega: «Da quod iubes et iube quod vis» (dona ciò che comandi e comanda ciò che vuoi).31 Il dono non diminuisce, ma rafforza l'esigenza morale dell'amore:

    - Highlight Loc. 983-86

    Pertanto l'autorità della Chiesa, che si pronuncia sulle questioni morali, non intacca in nessun modo la ibertà di coscienza dei cristiani: non solo perché la libertà della coscienza non è mai libertà «dalla» verità, ma sempre e solo «nella» verità; ma anche perché il Magistero non porta alla coscienza cristiana verità ad essa estranee, bensì manifesta le verità che dovrebbe già possedere sviluppandole a partire dall'atto originario della fede.

    - Highlight Loc. 1030-32
    «Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Gal 5,1). L'apostolo Paolo ci invita alla vigilanza: la libertà è sempre insidiata dalla schiavitù.

    - Highlight Loc. 1438-39
    Valga per tutti l'espressione del poeta latino Giovenale: «Considera il più grande dei crimini preferire la sopravvivenza all'onore e, per amore della vita fisica, perdere le ragioni del vivere».147

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  10. Mapping Home, a very intense article of the The New Yorker on reconstructing our present through our memories.
    - Highlight Loc. 710-15 | Added on Tuesday, January 03, 2012, 03:49 AM

    Showing Veba around, telling him the stories of Chicago and of my life in Edgewater, I realized that large parts of the city had entered me and settled there; I owned those parts now. They had been selected based on the criteria I had acquired at home. I saw my new city through the eyes of Sarajevo; Chicago’s map had been superimposed on the map of my home town in my head. The two places had now combined to form a complicated internal landscape, a space where I could wander and feel at home, and in which stories could be generated. When I came back from my first visit to Sarajevo, in the spring of 1997, the Chicago I came back to belonged to me. Returning from home, I returned home. 

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  11. 1984 (George Orwell)
    - Highlight Loc. 636-41 | Added on Tuesday, January 03, 2012, 03:30 AM

    E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera. "Chi controlla il passato" diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato." E però il passato, sebbene fosse per sua stessa natura modificabile, non era mai stato modificato. Quel che era vero adesso, lo era da sempre e per sempre. Era semplicissimo, bastava conseguire una serie infinita di vittorie sulla propria memoria. Lo chiamavano "controllo della realtà". La parola in neolingua era: "bipensiero".

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  12. Archilochus: πόλλ' οἶδ' ἀλώπηξ, ἀλλ' ἐχῖνος ἓν μέγα ("the fox knows many things, but the hedgehog knows one big thing"), do you agree you can separate thinkers in those two groups? reading Isaiah Berlin "Russian Thinkers".

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  13. Mancano eroi, sosteneva Luis Althusser, in bilico sul baratro della demenza.
    Ci sono troppi eroi,lamentava Walter Benjamin sull'orlo del suicidio.
    E' odioso l'eroismo a caratteri cubitali, le presunte virtu' su due colonne, gli onori scritti su un assegno in bianco, i meriti messi all'asta. Per scongiurare il pericolo in agguato ogni volta che gli statunitensi parlano di liberta', dio o eroismo, mi dedicai a quello che so fare meglio e cioe' perdere tempo.
    Lo scrive Luis Sepulveda in Ultime notizie dal sud, Guand ed pag 24. E qui lo riporto come coro al Galileo di Brecht.

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  14. While we all agree on the benefit of increasing energy efficiency, we should keep in mind the Jevons paradox
    From Wikipedia

    Coal-burning factories in 19th-century Manchester, England. Improved technology allowed coal to fuel the Industrial Revolution, greatly increasing the consumption of coal.
    In economics, the Jevons paradox (sometimes Jevons effect) is the proposition that technological progress that increases the efficiency with which a resource is used tends to increase (rather than decrease) the rate of consumption of that resource.[1] In 1865, the English economist William Stanley Jevons observed that technological improvements that increased the efficiency of coal use led to increased consumption of coal in a wide range of industries. He argued that, contrary to intuition, technological improvements could not be relied upon to reduce fuel consumption.[2]
    The issue has been re-examined by modern economists studying consumption rebound effects from improved energy efficiency. In addition to reducing the amount needed for a given use, improved efficiency lowers the relative cost of using a resource, which tends to increase the quantity of the resource demanded, potentially counteracting any savings from increased efficiency. Additionally, increased efficiency accelerates economic growth, further increasing the demand for resources. The Jevons paradox occurs when the effect from increased demand predominates, causing resource use to increase.
    The Jevons paradox has been used to argue that energy conservation is futile, as increased efficiency may increase fuel use. Nevertheless, increased efficiency can improve material living standards. Further, fuel use declines if increased efficiency is coupled with a green tax or other conservation policies that keep the cost of use the same (or higher).[3] As the Jevons paradox applies only to technological improvements that increase fuel efficiency, policies that impose conservation standards and increase costs do not display the paradox.

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  15. « In realtà eros e agape — amore ascendente e amore discendente — non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro. Quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore in genere. Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente — fascinazione per la grande promessa di felicità — nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà « esserci per » l’altro. Così il momento dell’agape si inserisce in esso; altrimenti l’eros decade e perde anche la sua stessa natura. D’altra parte, l’uomo non può neanche vivere esclusivamente nell’amore oblativo, discendente. Non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono. » Papa Benedetto XVI,Deus caritas est

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